LA POLITICA

Bandiera e stemma

La bandiera siciliana, comunemente chiamata Trinacria.

La bandiera e lo stemma della Regione Siciliana presentano ambedue i colori giallo e rosso. La bandiera viene utilizzata, secondo la legge regionale n. 1 del 2000 della Regione Siciliana, in tutti gli edifici pubblici siciliani. Fece la sua prima apparizione nel 1282, in occasione dei Vespri Siciliani. L'attuale bandiera però è diversa da quella dei Vespri, in quanto il giallo e il rosso, che rappresentano secondo alcuni studiosi rispettivamente le città di Corleone e di Palermo (le prime due a dare il via alla rivolta contro gli Angioini) e secondo altri la casa di Aragona, in origine erano invertiti e il triscele era privo delle spighe di grano.

 

Forma di governo

La Sicilia è una Regione a Statuto speciale (art. 116 della Costituzione Italiana), dotata di ampia Autonomia speciale, sia politica che amministrativa e finanziaria. L'organo legislativo è composto dall' Assemblea regionale siciliana, quello esecutivo dal Presidente della Regione e dalla Giunta di Governo, composta da 12 assessori regionali, che dal 2001 possono anche non essere deputati (così si chiamano, unici in Italia secondo la Consulta, i consiglieri regionali in Sicilia).

Lo statuto speciale siciliano, emanato da Re Umberto II il 15 maggio 1946 (quindi precedente alla Costituzione della Repubblica italiana, che lo ha recepito per intero con la legge costituzionale n. 2 del 1948), diede vita alla Regione Siciliana prima ancora della nascita della Repubblica Italiana. Esso fu originato da un accordo di origine pattizia (assimilabile, secondo alcuni, ad un trattato fra due entità paritetiche) fra lo Stato Italiano ed la Sicilia, rappresentata dalla Consulta per la Sicilia, in cui erano rappresentate le categorie, i partiti e i ceti produttivi dell'Isola, e che materialmente formulò lo Statuto. L'Autonomismo fu un modo per svuotare il movimento separatista, guidato dal Movimento Indipendentista Siciliano, che all'indomani dello sbarco alleato era uscito dalla clandestinità in cui era stato sotto il periodo fascista, chiedendo l'affrancamento della Sicilia dallo Stato Italiano, e che ebbe anche un'organizzazione paramilitare, l'E.V.I.S. (Esercito Volontario per la Indipendenza Siciliana) guidato da Antonio Canepa. Svanì quasi subito invece l'idea che la Sicilia divenisse uno stato federato agli Stati Uniti d'America. Quando gli Stati Uniti riuscirono a bloccare la minaccia di Mosca e di Tito sul Nord-Est dell'Italia, questi abbandonarono a se stessi l'E.V.I.S. e Giuliano: al M.I.S. non restò altro che partecipare nel 1948 alle elezioni politiche per il Parlamento Nazionale, dove ottenne alcuni seggi (Andrea Finocchiaro Aprile, Attilio Castrogiovanni), e nove al Parlamento regionale nel 1947, mentre molti "capibastione" messi dopo il luglio 1943 al comando dei paesi dalle truppe alleate, si infiltrarono nei ricostituiti partiti italiani.

La storia politica di sessant'anni di autonomia speciale in Sicilia, e dei suoi governi, ha vissuto momenti di vivacità, che hanno portato a definire la politica siciliana una sorta di "Laboratorio politico", e altri più bui.

Dal 2001 il presidente della Regione non è più eletto dall'Assemblea Regionale Siciliana, ma direttamente dai cittadini. Il presidente del 57° governo della Regione, eletto il 14 aprile 2008 è Raffaele Lombardo, leader di un partito autonomista, l'MPA.

L'A.R.S. (Assemblea Regionale Siciliana) è l'organo legislativo della Regione Siciliana eletta per la prima volta nel 1947. È composta da novanta deputati eletti a suffragio universale diretto. Ha sede a Palermo, nel Palazzo dei Normanni. Il parlamento siciliano è considerato da alcuni il più antico d'Europa.

 

Lo Statuto speciale

Grazie allo Statuto autonomistico, la Regione ha competenza esclusiva, (cioè le leggi statali non hanno vigore nella regione) su una serie di materie, tra cui beni culturali, agricoltura, pesca, enti locali, territorio, turismo, polizia forestale. Ogni modifica allo Statuto speciale, trattandosi di legge costituzionale, è sottoposta alla cosìddetta procedura aggravata, cioè a una doppia approvazione, a maggioranza qualificata, da parte delle Camere.

Per quanto riguarda la materia fiscale, la totalità delle imposte riscosse in Sicilia dovrebbe rimanere, infatti, sul territorio e ogni anno lo Stato Italiano sarebbe tenuto a fornire un ammontare da stabilirsi, con piano quinquennale, di denaro pubblico proveniente dalle altre Regioni per finanziare la Sicilia, così come stabilito dall'art. 38 dello Statuto della Regione Siciliana, articolo, come quelli di tutta la parte economica-finanziaria, ancora oggi non applicato, tant'è che vi è un conflitto istituzionale perenne fra Stato e Regione Siciliana. L'Italia, ancora oggi, conferisce ogni anno solo una anticipazione forfettaria, per cui la Regione Siciliana vanta da decenni crediti mai saldati dallo Stato.

  • 1. Lo Stato verserà annualmente alla Regione, a titolo di solidarietà nazionale, una somma da impiegarsi, in base ad un piano economico, nella esecuzione di lavori pubblici.
  • 2. Questa somma tenderà a bilanciare il minore ammontare dei redditi di lavoro nella Regione in confronto della media nazionale.
  • 3. Si procederà ad una revisione quinquennale della detta assegnazione con riferimento alle variazioni dei dati assunti per il precedente computo.

Altro aspetto importante è contenuto nell'Art 37 dello Statuto della Regione Siciliana

  • 1. Per le imprese industriali e commerciali, che hanno la sede centrale fuori del territorio della Regione, ma che in essa hanno stabilimenti ed impianti, nell'accertamento dei redditi viene determinata la quota del reddito da attribuire agli stabilimenti ed impianti medesimi.
  • 2. L'imposta, relativa a detta quota, compete alla Regione ed è riscossa dagli organi di riscossione della medesima. (Anche questo articolo non è stato sinora attuato ed inoltre le tasse dei siciliani confluiscono nella Tesoreria Unica Nazionale e solo una parte di esse viene poi ristornata alla Regione Siciliana. Vi è , quindi, ancora un conflitto costante per la parte finanziaria fra Stato e Regione per la mancata applicazione dello Statuto Siciliano dopo tanti decenni. Allo Stato attuale, alla Sicilia che produce il 90% di tutto il petrolio italiano con i suoi pozzi e le sue raffinerie, non rimane nulla in quanto le Industrie petrolifere hanno sede legale a Milano e pur estraendo in Sicilia, pagano le tasse in Lombardia. Solo dal 2008, in base ad un recente accordo fra Regione Siciliana e Stato dovrebbe avere attuazione questo articolo.

Indipendentismo e Autonomismo

Da premettere che proprio per il suo status di isola e per la sua posizione geografica nel Mediterraneo la Sicilia ha sempre goduto, seppur formalmente, di una discreta autonomia. Invece, le origini di un movimento indipendentista moderno in Sicilia sono da ricercare nelle rivolte separatiste del 1820 e nella Rivoluzione indipendentista siciliana del 1848. La data di nascita di un sentimento indipendentista spontaneo (nell'epoca contemporanea), all'interno dello Stato Italiano, può essere considerata il 16 settembre 1866, in cui il popolo siciliano si ribellò, in maniera più o meno violenta, alla dominazione del neonato Regno d'Italia. Quella rivolta fu chiamata del "sette e mezzo", quanti furono i giorni che durò. La ribellione infiammò tutta Palermo, la quasi totalità delle città siciliane e comprendeva molte fazioni politiche nate durante il Risorgimento (repubblicani, filo-clericali, filo-borbonici). Tale rivolta fu sedata violentemente dall'Esercito Italiano e ogni intento di ribellione in nome di una nazione siciliana fu continuamente represso fino alla quasi totale scomparsa del movimento. Nel Primo dopoguerra il sentimento sicilianista rinacque e si rispense con l'avvento del fascismo, dopodiché con lo Sbarco degli Alleati assunse nuovo vigore il separatismo, si costituirono il MIS (guidato dalla figura carismatica di Andrea Finocchiaro Aprile), che alla fine della Seconda guerra mondiale vantava più di cinquecentomila iscritti, l'E.V.I.S. il suo braccio militare, (capeggiato prima da Canepa e poi da Giuliano) e altri movimenti minori. Dopo la fallita indipendenza e il compromesso autonomista raggiunto con la nuova Repubblica Italiana, l'indipendentismo siciliano andò sempre più scemando e i consensi elettorali nei confronti dei partiti separatisti furono sempre più bassi, e solo alle elezioni del 1947 per l'Assemblea regionale siciliana il MIS ottenne dieci deputati e scomparve già alle elezioni del 1951.

Ciclicamente, gli ideali autonomisti e indipendentisti, sembrano rinati: nel 1951 con la Concentrazione autonomista di Paolo D'Antoni che ottenne solo tre deputati; nelle elezioni del 1959 con l'Unione Siciliana Cristiano Sociale di Silvio Milazzo che ottenne 10 deputati; nel 2001, con Nuova Sicilia di Bartolo Pellegrino e Nicolò Nicolosi, con 5 deputati; nel 2006 con il Movimento per l'Autonomia di Raffaele Lombardo. Vi sono poi alcuni movimenti e forze extra-parlamentari che oltre a una maggiore autonomia dell'isola, chiedono l'indipendenza. Attualmente in Sicilia si contano pochi gruppi separatisti, tra cui il MIS (ritornato alla politica attiva nel 2004), il FNS e Terra e Liberazione, oltre a partiti autonomisti, quali i già citati MPA e Nuova Sicilia, il Patto per la Sicilia, Alleanza Siciliana e l'Altra Sicilia-Antudo, tutti con una discreta quantità di simpatizzanti o militanti. Molti di questi partiti oggi lottano per il rispetto dello statuto speciale siciliano, che non viene rispettato al 100%, o addirittura per una radicale riforma dello stesso perché viene considerato vetusto e non al passo coi tempi.

 

Amministrazioni

La Regione Siciliana è suddivisa in 9 province regionali e 390 comuni.

·         Palermo             PA            82 comuni

·         Catania             CT            58 comuni

·         Messina             ME            108 comuni

·         Trapani              TP            24 comuni

·         Siracusa             SR            21 comuni

·         Agrigento           AG            43 comuni

·         Ragusa               RG            12 comuni

·         Enna                  EN            20 comuni

·         Caltanisetta        CL            22 comuni

All'inizio del Novecento, le province erano 7: Caltanissetta, Catania, Girgenti, Messina, Palermo, Siracusa e Trapani. Castrogiovanni (poi Enna) e Ragusa hanno raggiunto lo status di capoluoghi rispettivamente nel 1926 (dallo smembramento delle province di Catania e Caltanissetta) e nel 1927 (prendendo parte dei comuni delle provincia di Siracusa).

Oggi è divisa in nove province, e visto che lo Statuto sancì nel 1946 l'abolizione delle amministrazioni provinciali, sono state istituite di nuovo negli anni settanta con legge della Regione, come consorzi di comuni, e chiamate "province regionali".

Alcuni disegni di legge dell'ARS, presentati in questa legislatura, prevederebbero la nascita di quattro nuove province, Marsala, Gela, Caltagirone e Acireale, che da tempo chiedono di diventare capoluoghi, ma ancora sono all'esame della Commissione. Marsala e Acireale sembrano essere troppo vicine ai rispettivi capoluoghi, mentre Gela e Caltagirone potrebbero aspirare ad una provincia unica coi Comuni della piana di Gela e del calatino.